La coppia incontra nel suo percorso evolutivo una serie di eventi critici tipici della fase del ciclo di vita in cui si trova: la formazione e la convivenza di coppia, la nascita e la crescita dei figli, eventuali malattie e lutti dei componenti del sistema familiare.
Form Walsh afferma: “…le persone hanno la necessità di cambiare il contratto relazionale a seconda delle diverse fasi del ciclo vitale, dal momento che le cose necessarie per il soddisfacimento all’interno di un rapporto cambiano nel corso del tempo anche in relazione ai requisiti familiari”.
Se emergono delle difficoltà nel processo di cambiamento e riadattamento di fronte agli eventi critici e ai relativi compiti di sviluppo, il ciclo vitale può bloccarsi, o una specifica fase può essere superata in modo incompleto e pertanto possono insorgere dei disagi che, se non risolti, possono trovare espressione in:
- difficoltà di comunicazione
- conflitti
- problematiche sessuali
- tradimenti
- rottura e separazione del legame di coppia.
Un fattore che può spiegare la fragilità dei rapporti di coppia è data dal fatto che le aspettative di ciascun partner relativamente al proprio rapporto di coppia sono oggi molto elevate.
Al proprio partner e alla propria relazione si chiede molto: ci si aspetta di ricevere comprensione, condivisione, sostegno, cura, protezione e soprattutto ci si aspetta che il partner e il legame con lui possano risolvere problemi irrisolti e soddisfare i bisogni emotivi e affettivi più profondi.
Il rapporto di coppia si configura spesso come una “relazione terapeutica”, ovvero come
tentativo di risoluzione delle tematiche interne individuali e familiari, nelle quali l’altro viene scelto per affrontare il proprio bisogno e trovare soluzioni relazionali.
Il rapporto di coppia diventa una sorta di completamento in cui il partner ci fa intravedere la possibilità di una crescita, perché nel suo modo di porsi in relazione con gli altri sa fare qualcosa che noi non sappiamo fare, garantendoci nel contempo un margine di sicurezza.
Spesso egli dimostra competenza nell’affrontare quel particolare problema affettivo, emotivo, relazionale che nella nostra storia è rimasto irrisolto.
L’incontro alimenta quindi in noi la speranza di poter accedere a quella competenza relazionale che l’altro sembra possedere così bene.
Se è vero che i due partner si scelgono sulla base di bisogni insoddisfatti spesso condivisi, è pur vero che ciascuno ha sviluppato capacità compensatorie diverse e spesso parziali.
La valenza “terapeutica” viene meno se non si riesce a cogliere la parzialità di queste abilità, e si continua a considerare l’altro come capace di compensare in modo globale i propri bisogni e le proprie mancanze, che inevitabilmente porterà ad una delusione e quindi ad un fallimento.
Gli aspetti idealizzati dell’altro devono essere ridimensionati a partire dall’emergere di altri aspetti che inizialmente non erano stati presi in considerazione, o negati. E’ in questo modo che la relazione di coppia può consolidarsi o diversamente causare la rottura del legame.
Se ognuno è progressivamente in grado, attraverso una costante e graduale rielaborazione, di riappropriarsi dei propri obiettivi e di riconoscere ed accogliere quelle parti di sé che ha spostato sull’altro, ci sarà il passaggio ad una fase più matura sia della relazione di coppia (nella quale l’altro può essere sì di aiuto, ma non potrà mai sostituirsi al partner nel perseguimento dei suoi traguardi), sia del percorso di crescita personale di ciascun dei due partner verso una maggiore autonomia e indipendenza.
“…la coppia ideale è quella all’interno della quale la crescita del singolo membro viene aiutata o addirittura potenziata, comunque non ostacolata dall’altro. Perché questo avvenga è necessario prima di tutto che ciascuno dei due membri desideri questa crescita, che comporta una separazione ed una differenziazione dalla famiglia d’origine e dalla sua cultura. E’ importante che ciascuno dei membri possa aiutare l’altro in questa crescita svolgendo per suo conto una funzione di critica costruttiva, ed è indispensabile che ciascuno dei due membri permetta all’altro di aiutarlo, e si fidi di lui “ (de Bernart, Buralli op. cit.), come dire che ciò che non funziona è la delega all’altro, ma ciò che è indispensabile è l’aiuto reciproco.
Hatfield (1987) ha messo a fuoco alcune ragioni per cui le persone talvolta rifuggono dalle relazioni intime: si tratta del timore di fidarsi, di essere abbandonate, di essere attaccate nelle proprie fragilità, di perdere la propria individualità .
L’intimità in una relazione dipende quindi dal modo di percepirsi: saldi nella nostra identità o fragili e non ben definiti. Infatti, la condizione essenziale per entrare in relazioni intime, superando i timori, è “percepirsi provvisti di un’identità personale solida e ben definita “, fattore che ci consente di entrare in relazione con l’altro senza perdersi, senza avere l’impressione di vedere dissolversi nell’altro le proprie caratteristiche, la propria individualità e originalità. In questo senso, autonomia individuale e capacità di amare sono associate e quindi, tanto più una persona ha raggiunto la propria autonomia ed è consapevole di se stessa, tanto più è capace di entrare in intimità con l’altro rispettandone l’unicità.
Tutto questo è estremamente importante nell’ambito della relazione di coppia, dove, per poter sperimentare intimità, è essenziale favorire l’identità personale e l’unità di coppia, che in altri termini significa favorire la capacità di ciascuno di sperimentarsi come separato e diverso dall’altro all’interno di un rapporto, di un’alleanza basata sulla capacità di essere presenti a sé e all’altro.
Le problematiche di coppia si verificano pertanto quando i partner e il legame che hanno creato tra di loro non consentono i seguenti passaggi:
Dall’ “innamoramento” all’ “amore”.
Nell’innamoramento l’ “altro” è un essere perfetto, che da sempre si cercava per sentirsi completi. “Ho trovato la mia metà” si sente dire spesso in questa fase di luna di miele.
L’amore implica una reale conoscenza dell’altro, con i suoi pregi e con i suoi difetti, ora non più visti come “amabili particolarità” ma come veri e propri “limiti”.
Se non si riesce a ridimensionare l’immagine idealizzata dell’altro si rischia una delusione molto dolorosa e l’inevitabile rottura della relazione.
“Ogni relazione d’amore e affettiva è un’opportunità ricca per conoscere e sviluppare una maggiore consapevolezza personale e una più autentica espressione di se stessi”. (S. Stroke)
Ovviamente questa maggiore conoscenza ed espressione di sé, non sempre si accompagna ad uno stato di benessere. Talvolta si accedono a parti si sé molto profonde attraverso dei vissuti di sofferenza.
L’amore di coppia si basa dunque su una reale conoscenza e comprensione reciproca, e un affetto più solido e duraturo, anche se complessivamente meno travolgente, in cui acquistano risalto gli aspetti dell’altruismo e dell’affetto.
Da “una relazione simbiotica” a “una relazione in cui i confini tra l’ “io”, il “tu” e il “noi” sono definiti in maniera chiara”.
Questo passaggio è ben espresso dal paradosso dell’amore di coppia: “sto con te perché posso stare senza di te”.
Nell’innamoramento la simbiosi appare come la più grande realizzazione. Entrambi i partner si sciolgono l’uno nell’altro e i confini tra “io” e “tu” finiscono per sfumare. Il fatto che qualcuno per cui proviamo grande attrazione ci apprezzi in maniera così intima viene vissuta come un’enorme valorizzazione di noi stessi, quasi come un allargamento dei nostri confini personali (magari già un po’ stretti di per sé).
Il problema sorge quando questo ideale continua a valere anche dopo lo stadio dell’innamoramento.
Dall’esperienza della simbiosi deriva l’idea che sia possibile essere completi solo in coppia, e i partner non vivono più come due persone distinte, ma come un solo essere vivente.
Questo modello di relazione trasforma il legame di coppia in una prigione, in una gabbia dorata.
Continui litigi, problemi sessuali e sintomi fisici sono spesso espressione dei bisogni di indipendenza e autonomia che scalpitano pur di essere ascoltati e soddisfatti.
Da “amore come realizzazione personale” a “dedizione alla relazione di coppia”.
Sempre nella fase dell’innamoramento, accanto al concetto di simbiosi, c’è l’idea che nel rapporto con l’altro il proprio IO debba trovare il suo pieno sviluppo e la sua completa realizzazione.
Ma in che rapporto stanno l’autorealizzazione e la relazione d’amore?
A questo punto ci imbattiamo in uno dei paradossi fondamentali dell’esistenza umana.
Ognuno di noi trova la sua piena realizzazione solo quando è capace di darsi e prendersi cura affettivamente dell’altro: chi rimane chiuso in se stesso e ha paura di darsi finisce per perdersi nel peggiore dei modi.
Il movimento dell’innamoramento viene quindi rovesciato nell’amore, perché non è più l’altro a dover venire verso di noi, ma siamo noi che, con dedizione, ci muoviamo incondizionatamente verso l’altro.
Per potersi dare occorre avere un IO forte, per potersi dare occorre prima possedere se stessi.
In un rapporto di amore compiuto, entrambi i partner sono “una squadra affiatata” e si adoperano affinché l’altro possa raggiungere gli obiettivi per lui più importanti.
Dall’ “amore come soddisfazione di ogni bisogno relazionale” all’ “amore di coppia è una tra le relazioni affettive più importanti”.
Il ritmo di vita frenetico, le giornate scandite dal lavoro e dagli impegni fuori casa spingono a considerare il partner come l’unico porto sicuro in cui rifugiarsi per ricevere affetto e per riempire il vuoto creatosi durante i giorno.
Ognuno dei due chiede all’altro di colmare una mancanza, ma nessuno dei due è in grado di dare nulla perché è già di per sé bisognoso e preferisce prendere piuttosto che dare.
Questo bisogno reciproco logora la relazione, e i partner rischiano di ovviare al problema concentrandosi sul lavoro, o compensando con il cibo, la televisione, lo shopping o con relazioni extraconiugali.
La relazione a due non può essere pertanto l’unica fonte di protezione, calore, affetto e di attenzione: ognuno dei partner ha bisogno di altre relazioni a cui attingere.
Da “amore come piacere sessuale” a “relazione intima”.
Di sicuro la sessualità è fondamentale nel rapporto a due, perché è ciò che lo distingue da qualsiasi altro rapporto.
Se nel passato la sessualità non aveva un significato all’interno della coppia ed era subordinata alla procreazione e alla famiglia, e con l’arrivo dei figli la sua funzione perdeva ulteriore importanza, oggi ha un significato rilevante nella relazione di coppia.
Nonostante il riconoscimento del valore della sessualità, l’informazione di massa, la liberalizzazione generale e la maggiore tolleranza e libertà di costumi, i problemi sessuali continuano ad essere all’ordine del giorno.
Spesso le coppie più che cercare di stringere una relazione intima fatta di coccole, dialogo e sessualità, si concentrano solamente sul problema della soddisfazione erotica-sessuale, così che fare l’amore si trasforma ogni volta in una prova che rischia di avere come risultato l’ansia da prestazione, e quindi l’interruzione della vita sessuale.
Da “spontaneità” a “scelta, decisione, impegno”.
A differenza dell’innamoramento dove tutto viene vissuto come magia e sogno, e dove le cose accadono con estrema facilità e spontaneità, nell’amore adulto le persone hanno la necessità di integrare la “testa” e il “cuore” per poter dare continuità e importanza all’amore.
Chi ha la fortuna di rendersi conto improvvisamente che è tempo di prendere una decisione, come può essere per esempio la convivenza o il matrimonio, avverte pur sempre un senso di incertezza e quindi di rischio, perché essa ci proietta nel futuro mentre noi abbiamo solo l’esperienza del presente e del passato. Non ci è dato sapere come sarà il futuro.
E’ un rischio connaturato alla nostra esistenza, e non possiamo evitarlo perché costituisce una parte fondamentale della nostra vita e del nostro vivere insieme.
Solo se avremo il coraggio di affrontare con l’altro l’incertezza del futuro potremo riempire il presente e dargli un senso.
Una volta superata la fase dell’innamoramento, senza una forma di impegno reciproco si finisce per cadere nell’indifferenza. L’esigenza di impegno coincide con la dedizione reciproca.
Quando due persone prendono l’impegno reciproco l’una verso l’altra, è come se si dicessero: “Ti voglio per tutto quello che sei come uomo”, “Ti voglio per tutto quello che sei come donna”. Solo una simile decisione crea le basi per una legame di fiducia a partire dal quale le persone possono continuare a crescere.
L’indissolubilità del rapporto d’amore è “interiore”, e poiché non è data una volta per tutte deve essere continuamente rinnovata.